Durante il lockdown si è fatto un gran parlare della necessità di sviluppare il processo di digitalizzazione nel nostro Paese (ventisettesimo su 31 in questo campo in Europa). Le criticità emerse durante la pandemia in tutti i settori hanno evidenziato la nostra "arretratezza" a partire dalla lentezza (in alcuni casi mancanza!) di connessione dovuta a situazioni pregresse di malagestione della faccenda di cui non mi soffermerò a parlare. Chi ha potuto e aveva i mezzi, perché già lo faceva prima o era, comunque, attrezzato per farlo, ha utilizzato in maniera massiccia i canali digitali, approfittando anche di un'audience mai vista (eravamo praticamente tutti a casa!), con azioni di consolidamento del branding e, spesso, con campagne di lead generation sull'onda dell'imponente aumento dell'e-commerce (+350%). C'è stato un boom di Webinar, di video conference e si è allargata di molto la didattica online. Quanti dei nostri imprenditori hanno saputo adeguarsi alla nuova situazione?
C'è da dire che a dispetto del fatto che, quantomeno lo smartphone, tutti dispongono di un dispositivo digitale, solo una percentuale molto bassa lo utilizza con cognizione di causa. A parte la condivisione sui social di foto e notizie varie, c'è molta poca conoscenza degli strumenti singoli, meno ancora dei sistemi integrati.
Se percepiamo l'urgenza del processo di innovazione, ancora, forse, non abbiamo ben compreso come svilupparlo. Nuovi tools e servizi stanno già prendendo piede nelle grandi aziende proiettate verso il futuro e molti di noi si sono concentrati su questa fascia per proporre il proprio business, dimenticando che il 92% delle aziende in Italia sono microimprese, non solo dal punto di vista della forza lavoro e capitali, ma molte, anche e soprattutto, per mentalità.
Prima del digitale, inteso come strumento, dovremmo svilupparne una corretta cultura. E questo possiamo farlo, se saremo in grado di adattare un modo di comunicare che per alcuni di noi è la normalità, ma che per molti è una lingua incomprensibile e, come per tutte le cose che non si conoscono, da temere e, quindi, da tenere lontana.
Non credo che in questo periodo la nostra economia possa permettersi di lasciare indietro una fetta, purtroppo ancora cospicua, della nostra imprenditoria in difficoltà anche nell'inviare una fattura elettronica e ancora in attesa che si torni alla normalità per ricominciare ad usare carta e penna.
Credo, invece, che la sfida sia proprio quella di far comprendere un nuovo modo di fare imprenditoria utilizzando un linguaggio comprensibile a tutti (e non solo all'utente medio) che sia in grado, con termini semplici (anche in italiano!) di trasmettere l'importanza di semplificare i processi attraverso gli automatismi e gli strumenti disponibili al giorno d'oggi.
In questo momento, più che mai, è attuale la famosa frase di Henry Ford:
"C'è vero progresso solo quando i vantaggi di una nuova tecnologia diventano per tutti."
Sabrina Pollon
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